Autonauti a Venezia

ENTRATA ALLA BIENNALE DI VENEZIA

LA BELLA VENEZIA:TUTTO PUÒ ESSERE QUALCOS’ALTRO, DESTARE MERAVIGLIA IN SÉ E NEGLI ALTRI.

AUTONAUTI – “Artemobile” toccano l’opera:
“The Golden Tower” di James Lee Byars

Ideata per una mostra al Martin-Gropius-Bau di Berlino nel 1990 è esposta in Campo San Vio, vicino alla Fondazione Peggy Guggenheim, dal 13 Maggio al 26 Novembre con la Biennale di Venezia. Il progettoè stato realizzato dalla galleria Michael Werner

E’ quello che fa un artista, appunto. Trasforma gli oggetti dandone un altro significato, a volte senza neppure trasformarli, donando un’emozione, una riflessione a chi ha l’occasione di ammirarla, toccarla, annusarla.


Autonauti sul Canal Grande Venezia. Mani opera d’arte: “Mano sull’Acqua” di M. Castelli

AUTONAUTI – “Artemobile” Toccano: Le “Mani giganti” di Lorenzo Quinn

L’arte è l’alchimia che trasforma un’emozione, un’idea intangibile in qualcosa che ha forma e solidità. Realizzando banalizza, e rende possibile quello che non era stato neppure immaginato,Autonauti è un artista, e l’Automare è un’opera d’arte.

AUTONAUTI “Artemobile” toccano

Entrata ai Giardini della Biennale di Venezia! Sabato 13 maggio 2017




Autonauti Ponte di Rialto


Solo Autonauti è un arte scomodo che mette in discussione

Solo che -Autonauti-Artemobile- è un arte scomodo, è un artista che mette in discussione un sistema e lo fa con azioni che risultano provocatorie e polemiche, ma che non sono né l’una né l’altra. Sprigionano un senso di libertà contagioso e il sistema vuole evitare il contagio, teme che possa ammalarsi e che le persone una volta sbrigliate facciano quello che vogliono o meglio, scelgano di organizzarsi diversamente da quello che impongono le istituzioni, siano esso stato, chiesa, economia dei consumi o comunista. O quel che diavolo volete. Essere al di fuori delle regole, o semplicemente sceglierne di diverse, è il massimo affronto per uno stato, la massima minaccia alla sicurezza nazionale. A ogni regola corrisponde una limitazione della libertà personale. Sì, lo so, lo dice anche la destra liberale, ma con un accento sulla libertà personale che è piuttosto diversa da quella di Amoretti, intuibile vero? Quindi più si aumentano le regole, più si controllano le persone. Tranne in mare, l’unico luogo che le istituzioni faticano a controllare e dove è ancora possibile essere padroni di se stessi o meglio, liberi di se stessi. Ve ne sono di esempi, e non occorre andare lontano, di chi ha cercato nel mare una via di fuga o di espressione.. Il fatto di non riuscire a governare il mare come si vorrebbe è maledettamente imbarazzante per i governi mondiali. E quindi si ricorre alla forza quando si può per impedire che qualcuno faccia quello che vuole in quella terra di nessuno che terra non è. In questo per l’autorità frustrante contesto il nostro Amoretti attira motovedette come mosche.

NEL FRATTEMPO SONO ARRIVATO..
da un pezzo a Venezia: dopo quattromila chilometri di navigazione, in tempo per la Biennale. Entra in pompa magna nel Canale della giudecca, questa volta non in retromarcia però, grazie al motore fuoribordo montato nel culo della Maserati. Parcheggia, ops ormeggia davanti a Piazza San Marco e metto in mostra l’opera d’arte itinerante. Ci starebbe benissimo dentro l’Arsenale, in uno degli antichi cantieri che ai tempi della Repubblica di Venezia sfornava una nave da guerra al giorni anticipando di gran lunga il principio base della rivoluzione industriale, la catena di montaggio. L’automare ne rappresenta quasi l’antitesi, una catena di smontaggio per creare un’opera che sostiene il passo del tempo, ma lasso e lento. Sono certo che non solo avrebbe attirato la curiosità dei distratti consumatori d’arte di massa di un distratta arte di massa, ma anche empatia e un senso di appartenenza che è esprimibile solo con i sensi, intraducibile in parole o pensieri, una pura astrazione emotiva. Arte allo stato puro. Ma non sono classificato come “artista”. Un artista non è solo colui che produce arte ma è anche un ruolo che viene riconosciuto da chi si muove nel mondo dell’arte. Il confine tra un opera d’arte e un manufatto è quello che intercorre tra un artista e un artigiano. E il valore di mercato di un’opera è la risultante di quanto uno è disposto a pagare per averla. Se fossi un corruttore di anime vedrei nel mercato dell’arte un ottimo sistema per pagare le tangenti, ad esempio, drogandolo al limite dell’overdose. Si organizza una galleria d’arte e l’imprenditore di turno paga una cifra esorbitante per un quadro di un artista anonimo. In quel momento l’imprenditore sta pagando una tangente al proprietario del quadro che la stornerà a chi di dovere, all’artista rimarrà una percentuale e un aumento della quotazione delle sue opere nel mercato dell’arte. Sono un genio del male, eh?

Tornando a noi e abbandonando i sogni criminali, entro a Venezia proprio per far riconoscere la propria opera al di fuori dei canali ufficiali, ma a quanto pare sono costretto ad accontentarmi solo di quelli di Venezia.

All’ultimo esponente di una famiglia di Autonauti non mi resta altro che ripartire. Dopo l’Arno e il Tevere, ora tocca al Po.

FINE


Autonauti presso l’opera d’Arte di

Venezia, che fine faranno le “Mani giganti” di Lorenzo Quinn